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Entrambi i
digit
FND500 (a catodo comune)
e FND507 (ad
anodo comune) rispettano la logica
costruttiva appena descritta ma con una soluzione tecnologica più pregiata:
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ora la
schedina di vetronite
è sostituita da un agglomerato di plastica nera (della stessa dimensione)
nella quale è affogata una serie di robusti lamierini sagomati con la
forma dei collegamenti interni, in parte terminati con i
dieci piedini da
esso emergenti, ovviamente ad angolo retto, rispetto ai collegamenti stessi
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ciascuno degli 8
elementi fotoemittenti è ora fisicamente
un microled, simile ad un mezzo disco di
plastica trasparente, di 3 mm di diametro e spesso 1 millimetro, col chiaro
compito di fare da lente al semiconduttore posto esattamente al centro della
sua base. Il dettaglio fotografico mostra l'angolo in basso a destra della
resina nera: si distinguono quattro lamierini che (sul lato destro)
continueranno verso l'esterno sottoforma di piedini (pin5
= decimal point,
pin4 =
segmento c,
pin3 =
catodo, pin2
= segmento d); il più grande è
ovviamente quello associato al catodo comune
e, da esso verso gli altri, si notano i tre microled
relativi agli elementi del digit appena
citati:
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la guida ottica centrale, molto
più spartana di quella descritta in precedenza, da un
lato accoglie ora i microled, offrendo
fessure 3x1 mm esattamente adatte ad ospitarli, e, dal lato opposto, porta
le fessure alla dimensione finale di ciascun segmento, 6x1,5 mm
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l'effetto
lente garantito dalla struttura dei microled
rende inutile la presenza del
catarifrangente sulla superficie interna
dell'involucro di plastica rossa, che risulta pertanto liscio e trasparente;
esso mantiene comunque il compito di esaltare la componente rossa
della luce emessa, garantendo in fine un eccellente risultato
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